Robert Mallet

Dublino 3 giugno 1810 - Londra 5 luglio 1881

Fu il protagonista di una straordinaria missione scientifica per lo studio del terremoto della Basilicata del 1857. E nel suo rapporto coniò il termine sismologia per la scienza dei terremoti.

s 01047 01Robert Mallet era nato a Dublino nel 1810 dal matrimonio di due cugini di primo grado della famiglia Mallet, immigrati da poco dall’Inghilterra. Laureatosi al Trinity College di Dublino, dove mostrò particolare interesse per l’ingegneria e la chimica, a 21 anni, in un’Irlanda in espansione economica e culturale, assunse la direzione della fabbrica meccanica di proprietà del padre. Puntando tutto sull’innovazione tecnologica trasformò la fabbrica, nell’arco di una decina d’anni, nella più importante fonderia d’Irlanda, progettando e costruendo le principali opere di ingegneria del paese, dai fari, ai ponti, alle stazioni ferroviarie.

Eccellente ingegnere, creativo, pratico e audace, ad appena 22 anni Mallet divenne membro della Royal Irish Academy, centro della vita intellettuale di Dublino. I suoi primi resoconti scientifici si occupavano di ingegneria, trattando delle leghe e della corrosione dei metalli, ma già nel 1842 i suoi interessi erano andati oltre i confini della metallurgia e dell’ingegneria.

Mallet era appena ventenne quando nel 1830 fu pubblicato il primo volume dei Principles of Geology di Charles Lyell, un’opera destinata a rivoluzionare il mondo della geologia e a ispirare grandi studiosi del tempo come Charles Darwin. Lo stesso Mallet fu fortemente attratto dal nuovo approccio di Lyell allo studio della storia della Terra.

Nel pieno della sua maggiore creatività, dal 1842 al 1846, egli presentò le sue teorie sui terremoti alla Royal Irish Academy, pubblicate nel 1848 con il titolo di On the dynamics of earthquakes, punto di riferimento di tutti i successivi sviluppi dei suoi studi sui terremoti. Progettò anche un sismografo che non risulta sia mai stato costruito.

La sua prima affermazione: “il presente studio costituisce, per quanto ne so, il primo tentativo di far rientrare i fenomeni del terremoto nel campo delle scienze esatte” non era stata del tutto irragionevole, sebbene forse dimostrasse di non prendere troppo in considerazione i tentativi già fatti in precedenza in questa direzione.

Mallet stava già fissando le regole che egli stesso avrebbe seguito dieci anni più tardi nel regno di Napoli.

Egli partiva dall’osservazione che non era ancora stata chiarita la natura del movimento sismico. Quella dei terremoti era certamente la parte meno scientifica della geologia fisica e Mallet per primo fece i tentativi di applicare le leggi più avanzate della meccanica all’interpretazione dei terremoti e della loro propagazione.

“Se le basi per una teoria di questo tipo verranno poste realmente, dovranno diventare il mezzo che guiderà e dirigerà i futuri osservatori di terremoti. [...] In futuro i racconti sui terremoti cesseranno di essere un mero racconto scritto con lamentele e pene, ma potranno diventare un rapporto sistematico di fatti per il progredire delle scienze fisiche della terra e della geologia.”

Mallet proseguiva discutendo la prova dell’esistenza e della natura delle onde di compressione elastica che provocano le vibrazioni dei terremoti che si diffondono dal “centro di disturbo”.

Sebbene Mallet fosse convinto che il suo studio avrebbe fondato una nuova “scienza sismologica” (termine da lui stesso coniato) egli considerava che questa scienza già esistente veniva soltanto perfezionata. La maturità della sua ricerca è indicata da alcune delle sue conclusioni in cui suggerì tre importanti aspetti di approfondimento dello studio dei terremoti: – la ricognizione dei danni dei terremoti fatta con nuovi e più scientifici criteri volti alla determinazione dell’origine della perturbazione sismica; – lo studio della velocità delle onde elastiche attraverso le rocce; – l’istallazione di osservatori per lo studio dei terremoti in alcune delle aree più a rischio per ricavare “dati completi relativi al momento del transito dell’onda, all’ampiezza e all’altezza delle onde in particolari regioni”.

Osservando che anche a una certa distanza dal terremoto le apparecchiature più sensibili erano in grado di registrare i terremoti, Mallet propose di installare gli strumenti sismici più sensibili nei comuni Osservatori magnetici, oppure di “installare Osservatori geologici a parte, in zone favorevoli al rilevamento di tutti i movimenti della crosta terrestre”.

In appendice al suo lavoro, Mallet proponeva un dettagliato progetto per la costruzione di uno strumento per registrare automaticamente il passaggio delle scosse di terremoto, formato da colonnine di mercurio orientate in varie direzioni: questo per registrare sia le vibrazioni orizzontali sia quelle verticali.

La ricerca teorica di Mallet, condotta da ingegnere puro e con mezzi privati, gli procurò le credenziali scientifiche tanto desiderate e le porte del mondo accademico cominciarono ad aprirglisi. Mallet aveva elogiato Charles Darwin, il cui rapporto sulle distruzioni causate dal grande terremoto di Concepcion, nel Cile, del 20 febbraio 1835, aveva dimostrato, secondo Mallet, con “grande avvedutezza che l’ipotesi di un movimento vorticoso era insostenibile”.

La sistematizzazione data da Mallet alle osservazioni fin lì condotte in un abbozzo di teoria sulla dinamica dei terremoti mancava di alcune prove di tipo sperimentale sulla velocità di propagazione delle onde sismiche. Dai terremoti che avvenivano in Inghilterra, rari e di piccole dimensioni, era possibile trarre solo poche informazioni sulle caratteristiche di propagazione delle onde sismiche nel suolo. Quindi propose di eseguire esperimenti con terremoti artificiali prodotti con esplosioni che realizzò nel 1849 e 1850: con questi esperimenti egli fu precursore anche nella prospezione geofisica. Il suo obiettivo fu quello di determinare le velocità minima e massima di propagazione delle onde elastiche nella crosta terrestre generate dalle esplosioni.

Nel 1847 Mallet annunciò l’intenzione di presentare un catalogo completo o una cronologia dei terremoti dai tempi più antichi. Egli cercò di classificare e ordinare la massa di informazioni, pubblicando una serie di lavori a partire dal 1852. Il lavoro di Mallet si discostò dai cataloghi precedentemente pubblicati da altri autori come Thomas Short, Zachary Grey, David Milne ed Alexis Perrey per un approccio meno descrittivo ma più sistematico e finalizzato. Il progetto originario di Mallet prevedeva di includere nel catalogo i terremoti fino al 1850, ma a seguito della pubblicazione dell’ottima opera del francese Perrey decise di considerare quelli fino al 1842. Decise di includere i dati relativi agli effetti minori dei terremoti, talvolta molto significativi, come onde marine anomale, anomalie delle maree e fenomeni meteorologici; indicò anche la fonte d’informazione valutandone, dove possibile, l’attendibilità e la precisione. Il catalogo aveva lo scopo di fornire la base informativa per la realizzazione di una mappa sismologica del mondo, presentata alla Royal Society il 6 febbraio 1857. L’opera di Mallet fu l’unica nel sue genere fino al moderno avvento della trattazione informatica dei dati sismici.

La missione scientifica nelle aree del terremoto della Basilicata del 16 dicembre 1857

Con il sostegno di illustri soci della Royal Society di Londra, Charles Lyell e Charles Darwin, Mallet chiede e ottiene un finanziamento di 150 sterline per condurre una missione di studio del terremoto. Nonostante la sospensione delle relazioni diplomatiche con il Governo di Napoli, furono inviati dispacci al Console britannico a Napoli per introdurre Mallet con le indicazioni per ottenere per lui tutta l’assistenza in suo potere.

Mallet intraprese una spedizione nelle aree devastate dal terremoto, raccogliendo una straordinaria quantità di informazioni sulle “direzioni del terremoto”. 

Mallet nell’attesa del visto a Napoli per la sua missione di studio di questo terremoto vide una mostra di fotografie del primo reportage fotografico di un terremoto realizzato da Alphonse Bernoud; trovò le immagini ‘troppo artistiche’, ma intuì l’importanza del mezzo fotografico per documentare alcuni aspetti della sua missione. Si accordò con un altro noto fotografo francese operante a Napoli Claude Victor Grillet per un reportage fotografico nei luoghi che avrebbe visitato nel corso della sua missione scientifica e a partire dai relativi appunti. 

Con diverse lettere ufficiali indirizzate alle varie autorità locali di tutte le province che intendeva attraversare, contenenti l’ordine di fornirgli tutta l’assistenza possibile, Mallet raggiunse rapidamente l’area “d’azione dell’incredibile violenza del terremoto”. Percorse circa 500 km in 15 giorni, lungo strade militari e sentieri impervi, con passaggi resi particolarmente difficili e pericolosi dalle avverse condizioni atmosferiche; raccolse informazioni da persone che parlavano numerosi dialetti; provò le emozioni più diverse di fronte alla drammaticità di paesi distrutti e di popolazioni.

Grillet condusse questo nuovo reportage nei mesi successivi al ritorno di Mallet ad aprile 1858 a Londra e Mallet ricevette con molto ritardo da Grillet le fotografie commissionate e senza le indicazioni dei soggetti fotografati come da lui richiesto.

La vicenda della pubblicazione del voluminoso Rapporto di Mallet non fu meno complessa della sua missione nei territori impervi della Basilicata. Egli sottomise alla Royal Society il manoscritto del suo Rapporto il 24 maggio 1860. Con una decisione giustificabile solo dalla difficoltà per un solo studioso di affrontare i diversi aspetti del manoscritto (matematico, fisico, geologico), esso fu sottoposto al giudizio di eminenti soci della Royal Society esperti in varie discipline: Charles Lyell, Thomas Robinson, William Hopkins. Pur considerando che alcune delle osservazioni [del Rapporto di Mallet], così come le conclusioni da esse tratte, fossero molto ingegnose e meritevoli di più grande attenzione, il referaggio di Hopkins fu molto duro, contestando anche lo scarso valore delle fotografie.

Nonostante le numerose altre difficoltà, fra cui la contestazione dell’alto costo della trasposizione dei soggetti fotografati in incisioni – in assenza di tecnologie per la stampa tipografica delle fotografie – il Rapporto di Mallet fu pubblicato nella sua forma integrale nel 1862 (Mallet 1862).

Negli anni successivi, Mallet si occupò ancora di fenomeni geodinamici e visitò nuovamente il meridione d'Italia nel 1864 per studarne i vulcani.

Nel 1872 tradusse in inglese la descrizione di Luigi Palmieri - di cui era grande estimatore - relativa all’eruzione del Vesuvio del 1872.

Tra i suoi principali riconoscimenti ricordiamo che nel 1859 divenne membro della Geological Society of London e insignito della medaglia Telfort dall’Institution of Civil Engennering, nel 1862 gli venne consegnata la medaglia Cunningham dalla Royal Irish Academy, nel 1864 gli fu conferita la laurea —ad honorem˜ in legge del Trinity College di Dublino, nel 1864-66 diviene presidente dell’Institution of Engennering of Ireland ed infine nel 1877 venne insignito della medaglia d’oro Wollaston dalla Geological Society of London.