Pietro Tacchini Modena 21 marzo 1828 - Spilamberto 23 ottobre 1898 |
Laureato in ingegneria presso l’Università di Modena nel 1857, grazie all'interessamento di Giuseppe Bianchi (1791 - 1866), direttore del R.Osservatorio di quella città, ottenne un assegno di studio da Francesco V duca di Modena al fine di perfezionarsi nelle osservazioni astronomiche presso la specola dell'Università di Padova. Qui Tacchini lavorò sotto la direzione dI Giovanni Santini (1787 - 1877) e di Virginio Trettenero (1822 - 1863), dall'aprile 1858 al luglio 1859. Nel settembre dello stesso anno venne nominato dal Dittatore Farini direttore ad interim della Specola di Modena in sostituzione di Bianchi. Nel periodo trascorso alla direzione dell'Osservatorio modenese Tacchini proseguì nella pratica delle osservazioni astronomiche, dedicandosi nel contempo allo studio delle caratteristiche climatologiche della provincia di Modena (Osservatorio Geofisico della R. università di Modena).
Nel 1863 lasciò la direzione dell’osservatorio della città emiliana per essere trasferito, in qualità di astronomo aggiunto, all'Osservatorio Astronomico della R.Università di Palermo. Nei primi anni di attività scientifica nella città siciliana Tacchini introdusse e perfezionò le osservazioni spettroscopiche sulla radiazione solare, continuando le indagini sulle relazioni intercorrenti tra le macchie solari ed il magnetismo terrestre. Il successo di questi studi lo convinse nel 1871 a sviluppare un'idea del Padre Angelo Secchi relativa alla promozione delle osservazioni spettroscopiche mediante la fondazione della Società degli spettroscopisti italiani, avvenuta nel 1872. Le ricerche di carattere astronomico di Tacchini non conobbero soste: nel 1874 fece parte della missione scientifica italiana che si recò a Muddapur, in India, per osservare il passaggio del pianeta Venere, dal 1870 in poi fu assiduo osservatore delle più importanti eclissi solari, giungendo alla scoperta delle protuberanze bianche sulla superficie solare.
Nel 1879, alla morte di P. Secchi, Tacchini lasciò l'Osservatorio palermitano per assumere la direzione dell'Osservatorio Astronomico del Collegio Romano e nel medesimo anno fu chiamato a dirigere, all'atto della sua costituzione, il R. Ufficio Centrale di Meteorologia. Nel 1887, sempre sotto la sua direzione, questo ufficio cambiò la denominazione in R. Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, per sottolineare l'importanza che andavano assumendo gli studi e le osservazioni geodinamiche. Tacchini dotò il nuovo servizio di una Stazione sismica sperimentale, situata in un primo momento sulla torretta del Collegio Romano e, dopo il terremoto della campagna romana dell'1 novembre 1895, in un sotterraneo dello stesso edificio. Ben presto Tacchini comprese l'importanza della diffusione degli studi e della cultura sismologica, a tale scopo, in seguito ad una sua iniziativa fu fondata nell'Aprile del 1895 la Società Sismologica Italiana. Egli stesso ne organizzò il primo Congresso con l'Esposizione a Brescia, nel settembre del 1902, degli strumenti sismici. Sviluppò una particolare attenzione anche per la storia della sismometria, raccogliendo nelle collezioni dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica antichi strumenti sismici. Nel 1899, dopo 40 anni di servizio, lasciò la direzione dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, e nei primi mesi del 1902 rinunciò all'incarico di direttore dell'Osservatorio del Collegio Romano.
I tratti fondamentali della sua opera furono incentrati sugli sforzi per dotare l'Italia di efficienti servizi di osservazione meteorologica e sismica, egli si fece promotore della fondazione di numerosi osservatori geodinamici tra i quali quelli di Rocca di Papa, Ischia, Casamicciola, Pavia e Catania. Svolse notevoli ricerche sul sole con le osservazioni spettroscopiche delle protuberanze solari. e, in collaborazione con Angelo Secchi all'Osservatorio Vaticano e Giuseppe Lorenzoni all'Osservatorio di Padova, organizzò una rete per le osservazioni spettroscopiche quotidiane dell'attività solare. Nel 1871 fondò con Angelo Secchi la Società degli Spettroscopisti Italiani, la prima società professionale dedicata all’astrofisica in Italia. Tra il 1875 e il 1900 partecipò a numerose spedizioni scientifiche, finalizzate soprattutto all'osservazione di eclissi solari, nelle Isole Nicobare, in Egitto, Micronesia, Antille, Russia e Algeria. Nel 1874 progettò l'osservatorio di Calcutta, nel 1876 fondò l’Osservatorio Etneo e si adoperò perché fosse istituita la prima cattedra di astrofisica in Italia presso l’Osservatorio di Catania. Progettò e realizzò la stazione meteorologica di Monte Cimone e quella di Sestola. Ha lasciato oltre cinquecento pubblicazioni su varie riviste italiane ed estere. Membro dell’Accademia dei Lincei e di numerosissime accademie italiane ed estere, fu insignito nel 1888 della medaglia Rumford della Royal Astronomical Society e nel 1892 della medaglia Janssen dell’Accademia di Parigi. Grazie al suo interessamento, nel 1890, fu istituita, presso l'Università di Catania, la prima cattedra italiana di Astrofisica.