Le lavandaie di Mineo al servizio della sismologia

 

Quando un vero Osservatorio geodinamico trovasi nel centro di antica vulcanicità, dove appunto sorge quello di Mineo, è certo, cosa importantissima studiare attentamente tutto quanto ha attinenza colla geodinamica in questo vasto territorio…

Così scriveva Guzzanti il 20 maggio 1890 in una nota estratta dalla Rassegna delle Scienze Geologiche in Italia. Corrado Guzzanti, attentissimo direttore dell’Osservatorio meteorico-sismico di Mineo sin dal 1878, seppe, poco alla volta e in mezzo a tanti stenti e difficoltà, arricchire quell’Osservatorio di molti strumenti. Ceduti dalla Società MetPadiglioneFiumecaldoMineoeorologica e dall’Ufficio Centrale di Meteorologia o ideati e fatti costruire da lui stesso, questi “apparecchi” fecero dell’Osservatorio di Mineo uno dei meglio forniti del nostro paese in quegli anni.

Oltre allo studio dei fenomeni sismici, di grande interesse per lo studioso fu l’osservazione dei fenomeni naturali connessi all’attività dell’Etna. La sua attenzione si rivolse in particolare allo studio delle variazioni di livello e temperatura delle acque della sorgente Fiumecaldo.

Questa sorgente scaturiva in una piccola insenatura sulla sponda sinistra del torrente Iannicoco, a circa 3 km da Mineo. Sin da tempi remoti, si attribuiva a questa sorgente molta relazione con i tanti terremoti che spesso tormentavano la regione etnea. Guzzanti, sin dai tempi universitari aveva preso ad osservare giornalmente lo stato di limpidità dell’acqua di questo fiume che solitamente era limpidissima ma a volte si mostrava torbida “…sino ad essere addirittura limacciosa”. Questo stato dell’acqua, secondo lo studioso, era spesso collegato alla pressione atmosferica e ai fenomeni microsismici o macrosismici.

Raggiunta una certa “maturità” scientifica, Guzzanti prese a fare anche delle regolari osservazioni sulla temperatura dell’acqua immergendovi giornalmente un termografo inglese, appositamente costruito, con la speranza di mettere in relazione anche questa variabile con i fenomeni sismici.

I risultati non tardarono ad arrivare. Guzzanti espose subito i risultati ottenuti: l’intorbidamento delle limpide acque era in relazione talvolta con i fenomeni sismici locali e talvolta con la temperatura “…il 26 giugno, mentre era limpida, presentò la temperatura di 34°C, cioè 4° sul massimo estivo di 31°, e il successivo 27 comparve col carattere di grande intorbidamento straordinario”.

Ben presto però il modo con cui le osservazioni idrotermiche venivano fatte si presentò alquanto sconveniente. Spesso interrotte dall’impossibilità della persona incaricata di recarsi sul posto o semplicemente per la rottura del fragilissimo strumfiumecaldo 2ento, era necessario trovare un altro metodo più stabile e comodo. E poi, ciò che interessava Guzzanti, non era solamente sapere il grado massimo di temperatura di quelle acque ma anche conoscere l’andamento che questa assumeva durante il giorno. 

Decise quindi di istallare sul posto oltre che il termografo anche un apparato registratore. Il tutto protetto da apposito edificio, un padiglione, che non alterasse minimamente né la corrente dell’acqua, spesso utilizzata come forza motrice per i mulini, né il corso, lungo il quale si recavano le lavandaie a lavare i panni prima che la città fosse fornita dell’acqua corrente nelle case.

Per non gravare troppo sullo già scarso bilancio a disposizione, Guzzanti fu costretto ad accontentarsi di una registrazione sul luogo e abbandonare l’idea di installare uno strumento che inviasse i dati direttamente all’Osservatorio tramite corrente elettrica.

Sovvenzionato dalla Provincia e con una spesa minima per il Governo, lo studioso riuscì a realizzare l’impianto completo, il primo per l’Italia.

La temperatura del Fiumecaldo potè così essere misurata costantemente. Grazie anche all’aiuto quotidiano delle lavandaie, Guzzanti poté intraprendere regolari osservazioni. L’Osservatorio progredì sempre più dando ottimi risultati per la scienza.